mandalini
stories of trips around china
quella che fu la capitale
Categories: places, scorci

sembrava che fosse arrivato l’autunno, qui al sud, ma era solo uno scherzo cinese.

mi sono svegliata e il sole brillava di nuovo, pare che sia una stagione fortunata e che ci stiano risparmiando sia la pioggia che il grigio metallico perenne del cielo. c’erano di nuovo venti gradi, un po’ di umido sottopelle ma non troppo, possibilità di respirare normalmente. così ho deciso di andare a Nanjing 南京, che il nome tradisce essere appunto la capitale del sud.

per una volta, su questo fatto della capitale mi è venuto da abbandonare la mia apatia antistorica e curiosare un po’ di letture sul tema. ricordavo che fosse una città antichissima (duemila anni) e che c’erano di messo gli imperatori di varie dinastie, ma non che fosse stata una città fondamentale per l’apertura del regno cinese all’occidente con i trattati di colonizzazione di hong kong e l’apertura di shanghai (quelli che hanno reso la città un misto architettonico affascinante di stili coloniali, con pennacchi tedeschi e compressi quartieri alla francese). fu inoltre capitale della repubblica controrivoluzionaria di Chiang Kai-shek,e quindi c’è il mausoleo del leader del kuomintang andare a vedere (cosa che mi sono risparmiata). dopotutto, c’era il sole, e a nanijng ci sono dei parchi bellissimi, i laghi, lo yangtze che quasi quasi è arrivato al mare ed è enorme come un lago, i resti della città ming in perfetto stato, e la cinta muraria antica lunga chilometri attorno alla quale è possibile passeggiare per ore.

 

e devo dire che dopo sei ore di cammino ininterrotto per le vie, la sensazione che ho provato è che sia proprio Bella! verde e larga, con un centro molto folcoristico e colorato, il cibo per strada e le lanterne ovunque.. non so se la cartina che ho usato fosse del tutto precisa (cosa di cui dubito), ma la città si estende in verticale dalla stazione su un lungo viale, sul quale si snodano i quartieri per diversi chilometri, fino al centro, un grande agglomerato di case, costruzioni, mercati e vie attorno al tempio confuciano. ci sono due bei templi a nanjing, uno di confucio e uno di budda tanto per accontenatre tutti, nella zona più a nord.

 

purtroppo quello buddista era già chiuso, e ho potuto vederlo solo la sera nel buio. i cinesi non sono come noi che abbiamo messo le luminarie dappertutto, anche nelle grandi città c’è luce solo sui viali e le vie si scoprono alla notte, piano piano che arriva, dietro alle tegole dei tetti. certo non è un granchè per le fotografie, ma sicuramente è un modo affascinante di avvicinarsi alle forme sconosciute.. il tempio è in un quartiere molto tradizionale che sale verso la collina, e scende verso il lago. potete scegliere la direzione della vostra esplorazione e non sarete delusi.

scendendo lungo la via dalla stazione sulla parte sinistra della città c’è appunto il lago, oltre il quale sale una collina, sono circa cinquecento metri di altezza per una vasta area che si estende oltre la città e la domina tutta. un’area di parco, vero, verde, alberi enormi e centenari, scorci di bambù, laghi, passeggiate, ipomea che avvolge rigogliosa tutti i prati, oltre il fianco delle mura ming. ci ho speso tutta la mattina, incantata dai saliscendi e dalle farfalle, questi animali cosi persi e dimenticati dal nostro quotidiano e che qui, presenti anche in città, esplodono a decine sui prati verdi. di tutti i colori, impossibili da fotografare, ti si posano addosso mentre attorno passano uccelli dalla lunga coda azzurra di cui dovrei ricordarmi il nome. l’acqua si mostra inaspettata dietro le curve della strada di ciottoli e alla fine dei larghi prati, fiumiciattoli, laghetti, ponticelli. ce n’è per tutti i gusti. sono piuttosto incantata e sottomessa da questa lettura che sto facendo sulla prossemica, e su come le diverse culture interpretano il concetto dello spazio. quest’anno è un po’ un viaggio negli spazi aperti, sono nella zona dove ci sono i più bei giardini cinesi ed è incantevole lasciarsi andare alla vista della meraviglia che ti coglie inaspettata nella natura. niente a che vedere con il selvaggio e l’impervio, qualcosa sempre legato alla sorpresa dell’animo di fronte alla bellezza misurata, in cui le persone che osservi semplicemente vivono in quell’ambiente senza pensare che ci debbano essere atteggiamenti particolari per goderselo al meglio. non c’è niente di zen in tutto questo, ma un grande senso di diversità, che mi rassicura. sto cercando di prenderne il più possibile e fare le scorte per il lungo inverno italiano che sarà… acido? non mi vengono altri termini.

 

e tra fenici ed elefanti di pietra ad ogni modo sono felice di essermi goduta una giornata di passeggio e ispirazione, con gli immancabili tocchi curiosi, a partire dalla colazione, gelato ai fagioli (verdi e rossi). credo di stare acquisendo una dipendenza al fagiolo rosso, di cui mi nutro quotidianamente nella forma di pagnotta fritta, dolcetto di riso, tramezzino dolce e quant’altro. il gelato in effetti non me l’aspettavo…

ma è gustoso, e soprattutto i fagioli dentro sono interi! cosi si lecca morde e sgranocchia allo stesso tempo.. molto cinese. l’ho comprato al parco dentro una bancarella vicino all’incensorio, questa bellissima costruzione di ceramica delle dimensioni della mia casa ideale. pure la porta è carina, ci avrei appeso un fiocco rosso per lasciare un segno, casomai la voleste distruggere fate un fischio che vengo a prendermela.

 

 

ho trovato anche il guardiano per la casetta

non ho avuto modo di scoprire che tipo di folletto sia, non c’erano indicazioni nè passanti a saperlo. ma mi pare abbia un’aria il giusto a metà tra l’aggressivo e il gioioso, per scacciare i malvagi e trannere i buoni ospiti

 in città c’era anche il venditore di legno, con i suoi pesci, la frutta, i fiori e i pacchettini colorati. da lontano sembrava una bancarella e per un attimo ho pensato davvero di poter comprare qualche decorazione per il mio giardino. non ho capito bene cosa ci facesse li, con il carretto pesante di fronte alla porta di un vecchio museo. ci si imbatte sempre in qualcosa di strano per strada, al limite tra la decorazione e il personaggio fantastico, a memoria del fatto che la nostra bellezza è il frutto delle nostre immaginazioni.

e i riscio’ con le ruote grandi…sto sempre pensando alla mia futura bici e sto sempre cercando di trovarne qui una vecchio stile da portarmi in italia. fino all’ultimo non demordo! altrochè carretto olandese, questo si farebbe la gioia della chicca sau per andare a fare la spesa al supermercato, e bersi la birra nelle sere d’estate. non ci ho fatto un giro ma mi andava proprio di camminare, pero’ gli autistici erano proprio simpatici.

quello che vedete alle loro spalle, stranamente, non è un albero di natale. raccoglie le preghiere e i desideri all’ingresso del tempio di confucio, una lunga fila di cinquanta persone aspettavano il loro turno per spendere cinque kuai per comprare un fiocco rosso, da lanciare sui rami. più in alto arriva, prima le preghiere vengono ascoltate. si trovano spesso in giro i fiocchetti rossi, ma questo albero è proprio bello, allora mi sono buttata in mezzo alla folla con il tele a cercare di leggere le scritte sui fiocchetti tra una foglia di carta dorata e l’altra…

poi ho provato a mangiare questa cosa che seconod me era fatta di miele, e invece era solo c’era. il tipo aveva una sorta di carretto con un fuoco nascosto dove teneva in caldo il liquido, per poi disegnare nell’aria con un grosso ago le forme pià strane. ho pensato di chiedergli una civetta, ma ineffetti il materiale era troppo delicato per pensare di poterla portare fino a casa, cosi’ sono rimasta a guardare un po’ come si fa. tutti creano forme fantastiche dal nulla, come favole che costano poche monete e che valgono la gioia del divertimento. la materia come qualcosa che non necessariamente dobbiamo conservare, ma che vale la durata di un momento. d’alra parte, niente è cosi duraturo come la fantasia…

ho perso un po’ di tempo nella via dei giocattoli, e un’altro po’ in quella dei fiori, fino ad arrivare ai negozi di cani e animali domestici dove si trovano delle cose moooolto buffe. prima di andarmene, un saluto ai dragoni che proteggono la città di fronte a quello che (credo) fosse il vecchio imperatore, ovviamente di cera (o di plastica?).

 

è stata una giornata lunga, da concludersi con la lettura del giornale all’angolo della via tra l’odore del pane di riso che viene da destra, e il piccante dei chuan da sinistra. oppure, semplicemente, dormendo in mezzo alla gente.

1 Comment to “quella che fu la capitale”

  1. g says:

    che bello!

    …alcune foto sono splendide

    l