mandalini
stories of trips around china
postcard
Categories: cinesita', scorci, 串儿

a shanghai è estate, fa caldo, è umido, cresce la muffa sul bamboo e si mangiano i fagioli rossi ghiacciati


ho fatto un viaggio nel profondo sud, il mese scorso, ad un festival dell’acqua che è una festa buddista della purificazione, che ha dato inizio ad una nuova stagione e ha messo a tacere alcuni demoni, finalmente.
non sono stata molto bene nei mesi scorsi, inseguita da demoni ostinati e in mezzo ad un’onda di malessere lavorativo che mi hanno fatto venire voglia di bungalow, fiori e acqua. per sempre. ho indugiato tra il complesso e il complicato, sentendomi un po’ male ma soprattutto, cupa. sono stata zitta con tutti anche perchè a me portare notizie cattive senza spiegazioni proprio non mi piace, penso che l’onda abbia avuto origine con il mezzo arresto del 15 ottobre e un vuoto enorme rimastomi addosso dopo, il ritrovarmi da sola senza complicità neanche tra i complici, io e il mio piccolo gesto di attivismo insano in cina, che pero’ ha tirato fuori la vera me, dopo tanto tempo. e a reagire a questo mi è mancata la comunità, quel filo che intreccia menti corpi e spazio attraverso le cose che si fanno e si scambiano.. si credo che dopo l’arresto la cina mi sia cambiata sotto al culo, le prime crepe dopo tanto amore, il bisogno di diventare grande anche qui, o forse cominiciare da qui, rilanciare.
cosi ho capito che il bungalow era una scusa, per trovare un diversivo, un allontanamento, e quello che mi manca qui è in qualche modo la lotta, il crescere, il terreno per le determinazioni e le rinunce.. ma qui la discussione non è un valore piuttosto una perdita di tempo.. e boh era normale ad un certo punto, dopo anni, sclerare, aggiungere un pezzo di rabbia all’amore della cina, e infine tuttosommato ricominciare.
non me la sono sentita di toccarvi con tutto questo, ho dovuto chiudermi ed eccedere nel pensare e forse scendere un po’ in basso per capire dove stanno invece le ragioni di energia. si, decisamente in basso. mi vergogno di non aver scritto per mesi ma sono sconfinata nello sconforto e mi è venuto lento da fare qualunque movimento davvero creativo. ma di questo sono l’unica resposabile, me e il mio rigurgito bohemienne che mi comporto come se fossi in un’oppieria della shanghai anni venti, e i cinesi lesi e stupidi e la cosa simile al buio assoluto che esiste nel loro cervello e con cui devo confrontarmi ogni giorno.
io, in risposta, spesso, li mollo e parto.
produrre è esprimersi, esprimersi è vivere, vivere è meglio di quello che talvolta ho fatto, e me ne rmmarico, negli ultimi mesi – tempi – anni? ho imparato dal dottore a pechino l’ultima volta, mentre cercavo di insegnare il mio nome al nuovo merlo, che 回春 hui chun – ritorno primavera, si dice quando uno guarisce dalla malattia, o da momenti brutti. mi è piaciuto perchè è come con gli alberi, che a primavera tornano nel corpo e nell’anima.
fine della cartolina dall’europa.

 

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