prima di entrare in casa è buona abitudine togliersi le scarpe, non vi preoccupate, non ve le ruberà nessuno. i vicoli della vecchia wuxi hanno finestre costellate di calzature, ciabatte di stoffa e di legno e scarpe con perline e tacchi a spillo delle signorine più giovani. le scarpe in effetti non servono a molto, non c’è da camminare, pochi spazi, angusti ma soprendentemente molto puliti.

qui ci vivono in cinque, ci dice la signora mentre entriamo.
è strano entrare in una casa cinese in un piccolo vicolo incastrato in decine di altri piccoli vicoli dove è impossibile orientarsi, abbiamo camminato mezz’ora senza badare ai punti di orientamento ma sappiamo che seguendo il fiume in qualche modo ce la caviamo.

stiamo entrando in questa casa grazie alla solita scenetta divertente che si continua a verificare in questi giorni, io sono in giro con l’amico coreano, tutti lo scambiano per cinese e ci fermano cominicando a parlare fitto fitto, e timidamente lui dice una delle poche cose che sa "我不是中国人，我是汉国人，但是她听董汉语阿"
io mi metto a ridere, perchè in effetti non so parlare cinese, ma il provarci basta per ingraziarci le simpatie di tutti, sciogliere i sorrisi ed ottenere l’invito a visitare la casa. mi stranisce un po’ che non si riconoscano tra di loro.

la signora smolla il cesto della biancheria e il carretto di cachi (sta iniziando anche la stagione dei cachi, buoni dolcissimi e minuscoli, a differenza dei nostri, sono curiosa di incontrarne un albero) e ci spiega con un certo orgoglio che questa casa è proprio vecchia e loro ci vivono da piu’ di trent’anni.

si entra e c’è la cucina, il bollitore del riso sotto e sopra al tavolo, un tavolo appunto, e il ventilatore a pale e il televisore che è la commodity domestica che non manca mai. ci sono pochi oggetti di uso quotidiano intorno, e in effetti sembrano tutti stipati nella credenza che sta nella seconda stanza. non so se conoscono mary poppins in cina ma di sicuro sulla gestione dello spazio noi siamo rimasti alle favole.

l’altro spazio è una stanza da letto, con un tipico letto cinese con una zanzariera, ovviamente senza materasso. con un leggero conto e  un po’ di immaginazione sul gioco di incastri è plausibile pensare che ci dormano in cinque, in un abbraccio che copre tre generazioni, almeno.

prima di andare guardo le piante del cortile, cosa che incuriosisce molto la signoria che ci ospitava alla quale spiego che mi piace tenere un piccolo giardino, e che quei strani frutti cosi familiari che loro fanno crescere come una vite sul pergolato, noi li teniamo per terra. cetrioli o zucchine o zucche che fossero, per loro sono il riparo del sole e dalla calura, lunghissime dita verdi dai fiori gialli che avvolgono tutto il tetto, appoggiate a tronchi che hanno lo spessore di fili, incastrati tra una pietra e l’altra.
i frutti non sono maturi per raccogliere i semi, ma come dire, probabile che si torni.