ieri sono andata con una comitiva di studenti e prof ciclici a fare una bellissima pedalata sul lago dai 太湖 nei dintorni di wuxi .
ho scoperto che all’interno della scuola c’è un attivo gruppo di ciclici, supertecnici e gasatissimi, fomentati da qualche giovane prof in particolare uno che ha un negozio di bici in città.
ci hanno organizzato tutto, a partire dalle bici che a differenza di quelle che si vedono n giro per le strade, erano piuttosto tecniche, fino al cibo (rigorosamente spiedini e barbecue) di cui ci siamo scofanati all’arrivo. per arrivare al lago si pedala per una ventina di chilometri su delle strade di provincia, strade che in qualunque paese d’europa sarebbero inaccessibili alle bici, e che invece qui hanno piste ciclabili lungo tutto il tragitto.
c’è un percorso che viene chiamato "le 18 curve", e che procede per chilometri costeggiando il lago cn larghi tornanti, qualche discesa e attorno una vegetazione più o meno fitta con esplosione di fiori in aiuole colorate e mercati improvvisati sulla strada: questa è la stagione (e la regione) in cui tutti vendono mele e uva.
all’arrivo ci siamo fermati in una simpatica area pic nic attorno al lago, con prati, ponticelli e alberi da decorazione in perfetto stile cinese. ma prima ancora di poter raggiungere la riva (anche nella speranza di una puciatina di piedi, se non di un bagnetto), la carne era già sul fuoco. sono comparse due casse di birra (rigorosamente calda, come piace qui), e vassoio pieni di spiedini, verdura, tofu e fishball, che siamo andati avanti a cucinare per almeno due ore.
in sostanza invece di un picnic i cinesi la domenica vengono a farsi il barbecue (si lo so che non cambia niente dal resto della settimana, ma volete mettere in riva al lago?) e l’area mette a disposizione dei tavoli con una barbecue, tutto il cibo che volete (non si capisce dove lo tengano ma l’importante è che al momento giusto salti fuori), e tutto il resto è autogestito. noi eravamo sicuramente in tenuta sportiva e atteggiamento vacanziero, e ci siamo portati praticamente solo la birra, ma le famiglie cinesi sono super organizzate e si portano la sdraio e i cuscini, cosi come il rice cooker (mica si puo’ mangiare il barbecue senza il riso!). si inizia con due vassoi, e man mano che si svuotavano la signorina dalla tenda del picnic ne portava degli altri. alla fine non li ho contati ma siamo andati avanti più di due ore a cucinare e mangiare, e bere birra calda che ha il vantaggio di essere un po’ leggera e quindi non si sente (anche con i venti chilometri sulle gambe, e sul ritorno che aspetta). per fortuna ci siamo tenuti la passeggiata sul lago per il dopo pranzo, satolli e gonfi, di riprendere la bici proprio non se ne parlava per almeno un’ora. e cosi’ tra un ponticello e l’altro siamo arrivati alla riva. ci sono dei piccoli canali e delle insenature, per lo più ricolmi di bambu’ e lotus colorati e delicati. le belle immagini e i giochi della natura si sprecano, le foglie si sollevano e parlano.
qui non c’è un rumore, e la strada che in fondo non è lontana non lascia alcuna traccia. anzi passeggiando un po’ si ha la sensazione di un bel giardino naturale, quasi un’oasi, con le libellule (o qualcosa di simile) che ti fischiettano nelle orecchie e a volte ti si scaraventano sulla fronte :)
fino ad arrivare alla riva. il lago non è un lago, sembra un mare. si passa da un ponticello e davanti si stende tutto un orizzonte pieno di acqua che si confonde con il cielo, con sulla linea lontana alcune delle isolette che riempiono il lago (sono piu’ di novanta!).
il bagno, come sospettato, non si puo’ fare. l’acqua è decisamente lontana dal concetto di trasparenza, ma a parte questo, possiamo dire che è fonamentalmente abitata di vegetali. dalla riva si stende per decine di metri un tappeto di piante acquatiche e fiori, piccoli lotus e giacinti acquatici di tutti i colori, foglie a volte enormi.
il prato è costellato di reti e di boe, che trattengono le piante all’interno di impercettibili recinti perchè non si prendano tutto, anche lo spazio per i pesci e la navigazione, e sui ponti che portano alla riva i lavoratori, nodosi e scuri, intrecciano le reti alle boe, fumando sigarette schiacciate e guardandoci più o meno con sospetto fino a che con qualche parola di cinese li rassicuriamo sul nostro non essere americani e sulla natura bizzarra del team, una canadese, un pakistano, un coreano e me.
non so se in altre parti del lago c’è una riva un po’ più riva, in cui ci si avvicina all’acqua davvero, in questa parte sembrava pieno di pontili di legno e passerelle, che ti fanno spingere un po’ più a fondo dentro il lago a qualche metro dalla riva, con la sensazione dell’acqua sotto i piedi e intorno a te il verde delle foglie e dei fiori. c’è gente che lavora nascosta più o meno ovunque, sulla strada del ritorno oltre agli intrecciatori incontriamo un gruppo che sta costruendo una nuova passerella, e qualcuno che trasporta blocchi di pietra perfettamente cubica per un qualche viottolo turistico più in fondo. attorno a noi ci sono dei salici.
è tardi, e il gruppo sta per ripartire. alcuni tornano a casa, gli studenti hanno le ultime ore del pomeriggio di domenica per il riposo la spesa e il badmington, e decidono di tornare. un paio di noi decidiamo di proseguire lungo il lago, e andiamo avanti per ancora un po’ di chilometri lungo una strada dove le macchine vanno sempre più veloci, si vide in quattro corsie e i sensi di marcia sono su livelli differenti. ho il ricordo di pedalate romane sulla tangenziale, illegali ma protette dal calore della critical mass, ma qui la gente continua a vendere le cose sul ciglio della strada, ad affrontare le rotonde contromano e a potersi godere piste ciclabili larghe tre metri. credo che più o meno abbiamo fatto tutte e diciotto le curve che danno il nome al percorso, fno ad arrivare alla sopraelevata che si stacca dal lago e ritorna verso nord, allora siamo tornati anche noi, dalla parte del lago fermandoci ad ogni bellevue a contemplare l’orizzonte infinito del lago che forse è un mare e ci stanno prendendo in giro…
oh ma che figata!!!
oooooh