colonna visiva: http://monsterbrains.blogspot.com/2011/03/ernie-cabat-magical-world-of-monsters.html
colonna sonora: muse (banale, ma scenografico)
oggi ho fatto per la prima volta i ching con juju.
questa prima volta ha un sapore strano, perchè lei proprio non lo sapeva cosa sono i ching, e allora per la prima volta mi sono trovata a spiegarlo cosi dopo una mano di scala e un’ovetto al prosciutto, cercando di trasmettere l’unico concetto che mi interessa trasmettere, che i ching sono una cosa seria. poi se uno si strippa, l’adelphi se lo compra sottolinea fotocopia ritaglia come meglio crede, si approfondisce e segue le derive che preferisce, il corpo i generi i saperi i sapori le medicine le energie le organizzazioni. a me questo non mi interessa, ma interessainvece far capire che bisogna metterci la testa senno meglio trovare qualcuno che ti legge il fondo del caffè (magari su spiaggia turca). i ching sono un antico libro di sapienza mistico-filosofica in cui vengono descritti attraverso la loro rappresentazione in 64 esagrammi, concetti profondi di relazione tra equilibrio e moto; cicli e trasformazione, forze e potenze, e in cui sono imprescendibili il legame con la natura e l’impatto del tempo. questo non è un post sui ching quindi e non diro’ nessuna cagata ulteriore (se volete leggetevi l’adelphi); per me hanno rappresentato col il tempo uno strumento di studio eclettico ma in grado di riunificare in maniera lucidissima immagini concetti e dottrine che esistono in tutte le scienze e i saperi cinesi. questo mi ha sempre meravigliosamente sopreso, e sospinto a studiare. ho imparato a leggere i ching leggendogli con gli altri e anche per questo stasera la prima volta è dal sapore dulcamaro perchè era tanto che mi mancavano le persone intorno, al cadere delle monete (marco mi manca in particolare).
questa è una settimana di rituali per me. mi sto tatuando.
mi sto tatuando il tratto cinese di ‘coincidenza’, e il sole che fa i riflessi, l’uomo che li raccoglie. qualcosa del genere, se volete un’immagine. stasera nel mio immaginario è apparso un monte. i ching parlano di montagne fronteggianti che si compensano nelle loro forme. una che si staglia e una che accoglie. il mio animo va inevitabilmente alla concarena che è un posto magico dove il sole e la luna ballano tra i filessi misteriosi delle cime. so che i ching non fanno riferimenti reali, e che la volpe non l’hai mai incontrata e il maestro non ti ha mai parlato, e il sovrano non è mai esistito e il ventre non hai mai potuto toccarlo perchè era di creature non umane. ma nonostante questo i miei ching ancora una volta hanno parlato di me, e quelli di juju di lei.
è da tanto tempo che non rileggo i commenti e le appendici e ora forse riniziero’. cosi poi quando torno a milano (?) mi vedo con marco e ricominciamo a leggere insieme e a cercare sul dizionario le parole che ci servono per descrivere il qi – che con te non l’ho mai fatto ma ti ho pensato mentre lo facevo –
dietro al monte non c’erano altre immagini, altri materiali, altre forme. poi il monte divento’ terra ma la natura è la stessa, la viscera è la stessa, la pancia la stessa. dentro quel monte c’erano uomini e donne nel loro ordine che non si sa qual è, nel loro ricercare modesto e instancabile.
mi sorprende, e con una certa eccitazione devo dire, l’assiduità con cui mi compaiono immagini promiscue assieme alla tentazione di farle diventare reali.
dietro il monte c’era di nuovo il calendario lunare preciso come un orologio svizzero nonostante tutte le corazze mentali e ormonali che ci metto davanti. a quest’ultimo giro di mesi di malessere la luna ha fatto tanto. la cina aiuta, con la sacralità di tutte le feste che ritrovo nelle stradine di casa a momenti improbabili, per ogni festa c’è sicuramente un dolcino speciale, e lo trovi abbondare ad ogni bancarella per non piu’ di due settimane. talvolta puoi credere che sia sempre natale, ci sono i botti i dolci le mance e la gente vera di strada che continua a fare quello di sempre usando ogni scusa per non far niente. e cosi, piano piano, imparo da loro.